In informatica, viene definita programmazione low code quel tipo di programmazione che avviene non tramite scrittura del codice sorgente, ma attraverso la composizione di moduli precostituiti (configurazioni e interfacce grafiche). In genere, ogni piattaforma si focalizza su un particolare tipo di applicazione da sviluppare. Tali piattaforme possono produrre applicazioni interamente operative o richiedere modifiche per sviluppare funzionalità aggiuntive dell’applicativo generato. Dato che viene così ridotta la quantità di scrittura di codice manuale, i processi di produzione vengono accelerati, e consente anche a persone senza un’approfondita conoscenza della programmazione di produrre delle app, per quanto semplici.

A Rawfish abbiamo già affrontato precedentemente l’argomento in un altro articolo dedicato alla piattaforma OutSystems che potete trovare qui. Come Azienda certificata OutSystems abbiamo sviluppato il progetto EnelX.

Oggi parliamo con Stefano Bottelli, responsabile dell’Area Startup di Rawfish, di un’altra piattaforma low code che sta guadagnando un interessante seguito: Bubble.

Stefano Bottelli

Stefano lavora da più di 10 anni nel mondo delle startup. Ha un dottorato in Information Engineering al Politecnico di Milano. Ha una vasta esperienza maturata presso diverse aziende tecnologiche (Next 14, E-Novia), che gli hanno permesso di venire a contatto con le più moderne tecnologie usate nel suo settore.

Bubble low code rawfish

Perché conviene usare un no code al giorno d’oggi?

Immaginiamo di dover costruire una casa. Per farlo possiamo partire costruendo fisicamente ogni mattone, oppure possiamo usare dei mattoni già fabbricati e iniziare a posarli. La differenza tra un approccio nativo e un approccio no-code/low-code è lo stesso. Piattaforme come Bubble, Kodular, Airtable, AppGyver mettono a disposizione dei mattoni di qualità con i quali è possibile costruire ottimi prodotti digitali. A parità di prodotto digitale da sviluppare, l’effort può essere sostanzialmente dimezzato.  Naturalmente, l’approccio nativo non può scomparire:  potremmo ad esempio voler costruire una stanza rotonda, e questo sarebbe impossibile con mattoni rettangolari. Gran parte delle case però si può realizzare con mattoni standard, e in queste situazioni fabbricare ogni singolo mattone non è economicamente vantaggioso. Se non si hanno a disposizione grossi budget, o se si vuole andare sul mercato a testare un business senza investire molto, il no-code/low-code è la soluzione perfetta. Per una startup il 90% delle volte è cosi.

Gli strumenti di no-code/low-code sono utilizzabili anche da non esperti, o necessitano comunque dimestichezza con la programmazione?

Diciamo che una persona che non conosce la programmazione può utilizzare questi strumenti, ma può fare molto poco. Per costruire un buon prodotto digitale è necessario conoscere le basi di buona programmazione, oltre a sapere che cosa sono database, relazioni, API etc. Gli strumenti di low-code semplicemente facilitano la vita di un programmatore, ma non lo vanno a sostituire.

Cosa può essere costruito con Bubble?

Bubble è uno strumento che permette di realizzare applicazioni web, con i relativi database e backend. La sua interfaccia mette a disposizione decine di elementi con un enorme grado di personalizzazione, che possono essere posizionati nelle pagine con estrema facilità. Creare un database e gestire i processi di backend è molto semplice e avviene tramite un linguaggio di altissimo livello che permette di risparmiare molto tempo. Anche a livello di design, la personalizzazione è molto spinta, e si possono realizzare interfacce molto complesse anche dal punto di vista UI/UX. Inoltre permette di esporre e chiamare API, quindi può essere facilmente integrato con qualsiasi servizio esterno.  Infine, esiste un marketplace dove chiunque può realizzare e vendere plugin di ogni tipo, come accade per Wordpress. Ad ogni modo, Bubble consente di integrare nella propria app componenti di basso livello, come HTML o script Javascript, rendendo di fatto illimitate le potenzialità dello strumento. 

Bubble low-code rawfish

Quali sono i vantaggi di Bubble rispetto ai principali concorrenti?

Bubble è senza dubbio lo strumento di low-code più evoluto ad oggi. È sul mercato da più di 10 anni, e attualmente ha raggiunto un livello di maturità che non ha paragoni. Esiste una community molto numerosa, che integra il supporto diretto dell’azienda, e che guida le scelte evolutive del team di Bubble.

È possibile crearsi i propri plug in in Bubble, o conviene utilizzare quelli già esistenti?

È possibile creare i propri plugin, e Bubble mette a disposizione un ambiente dedicato. Questa può anche risultare una attività remunerativa, dal momento che i plugin possono essere venduti nel marketplace. La community di Bubble tuttavia è molto attiva, ed esistono già migliaia di plugin gratuiti a disposizione. La cosa interessante è che Bubble stessa talvolta decide di integrare i plugin piu utili  con l’interfaccia standard, rendendola una piattaforma in continua evoluzione.

Bubble rawfish

Operare su un server condiviso è un vantaggio o uno svantaggio?

Per certi versi è un vantaggio, poiché permette di abbattere notevolmente i costi. Il primo scaglione di prezzo su Bubble è di 29$ / mese, e permette di operare su un server condiviso. Se non si devono effettuare migliaia di operazioni in contemporanea non ci sono problemi. Per progetti con necessità più spinte è conveniente passare al secondo scaglione di prezzo, ossia di 129$ / mese, che permette di avere server dedicati.

è possibile pubblicare le proprie app negli store una volta costruite con Bubble?

Bubble nasce per la creazione di web app, non di app mobile. Tuttavia, la semplicità di utilizzo lo ha reso molto interessante anche per alcuni partner, che realizzano dei servizi di wrapping della web app, per trasformare l’applicazione web in una app mobile. Questi wrapper, come ad esempio BDK, consentono agli sviluppatori di interagire con le principali periferiche del dispositivo smartphone e di attivare le principali funzionalità native, come ad esempio le notifiche.

A quali utenti si rivolge Bubble in particolare?

Il target di Bubble va dal professionista amatoriale fino all’agenzia.  Più che un target specifico di utente, direi che Bubble è l’ideale per progetti di dimensioni piccole e medie, che vogliono iniziare a fatturare senza investire troppo in uno sviluppo nativo.

C'è la possibilità di customizzare gli elementi?

Si, certamente. Le possibilità di customizzazione vanno dalla customizzazione naturale dell’elemento, che viene resa disponibile dalla piattaforma stessa, fino alla customizzazione tramite html o  javascript.

Foto di portata di Thomas Tastet su Unsplash