Tra i molti settori che hanno ricevuto un “inaspettato” impulso dalla pandemia, vi è sicuramente anche quello dello smart living. Grazie al costante sviluppo nei campi dell’IoT (internet of things) e BA (building automation), la casa smart è passata dall’essere un bene di lusso fino a pochi anni fa, a un bene di largo consumo, complici in particolar modo gli smart speaker, uno dei beni più acquistati per la casa in quest’ultimo periodo, seguiti dagli elettrodomestici smart e dai dispositivi di connessione.

Dato che si è speso più tempo in casa, molte persone hanno riadattato gli spazi secondo nuove esigenze o trasformando spazi prima sottoutilizzati in palestre, studi e stanze relax. Un’indagine Doxa rivela che quasi la metà delle famiglie italiane (46%) si stia adoperando per migliorare le prestazioni della propria abitazione, soprattutto migliorandone le prestazioni energetiche.
Secondo quanto riportato da uno studio commissionato dal Centro Studi Tim, nel 2023 la spesa per le case smart ed in particolare l’IoT dovrebbe superare il miliardo d’euro in Italia, toccando una stima di 1145 milioni, raddoppiando in questo modo l’utile di 566 milioni ottenuti nel 2022. La quota più alta di questo mercato sarà ovviamente rappresentata dagli smart speakers (236 milioni), seguiti da controlli e connettività (211 milioni) ed elettrodomestici (206 milioni). Altri comparti che raggiungeranno nuovi picchi di spesa saranno le soluzioni per il risparmio energetico (149 milioni) e la sicurezza (129 milioni).
La crescita si è finora attestata attorno al 26% nei tre anni passati, un trend che con tutta probabilità continuerà anche per quest’anno e forse il prossimo, con importanti conseguenze per i settori immobiliare ed assicurativo. Nonostante l’Italia sia ancora fanalino di coda in un mercato che muove intorno al mondo qualcosa come 68 miliardi di euro ( e che potrebbe crescere entro già il 2023 a più di 100 miliardi), rispetto ai grandi mercati (USA e Cina a livello globale, UK e Germania a livello europeo), è anche la nazione che con la Spagna sta registrando i più alti indici di crescita nel settore. nel 2023 sono previsti più di 23 milioni di dispositivi connessi, con un volume di dati in movimento tale da portarci a rivedere l’intera struttura della loro gestione. Questo avverrà soprattutto se si conferma il trend che porta a creare digital twins nell’ormai onnipresente metaverso.
Si prevede un incremento ancora maggiore per quanto riguarda gli smart speakers, mentre per il comparto energetico è impossibile fare previsioni data la volatilità del settore in questo periodo. Ci potrebbero essere degli sviluppi interessanti se gli incentivi all’efficientamento energetico venissero prorogati come sembra sia il caso, ma al momento non si hanno notizie certe al riguardo. Si stima comunque che una casa con fibra veloce e dispositivi smart già installati possa valere sul mercato anche un 21-29% in più rispetto al valore di base delle stesse.
“La ricerca sulla Smart Home, che abbiamo elaborato con il Centro Studi TIM evidenzia come la disponibilità di una casa intelligente, connessa con la banda ultra larga e dotata dei moderni dispositivi di domotica, non solo rende più comoda e sicura la vita di chi vi abita ma contribuisce a migliorare l’ambiente supportando anche la transizione ecologica del Paese”, ha dichiarato Carlo Nardello Chief Strategy, Business Development e Transformation Officer di TIM.
“Nel 2020 sono emersi due trend – afferma Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things –. In primo luogo, la progressiva servitizzazione, ossia il passaggio dalla vendita del solo hardware alla proposta di servizi aggiuntivi, come la possibilità di attivare un pronto intervento in caso di pericolo per gli anziani che vivono soli in casa. Il secondo è l’ingresso di nuovi attori in questo mercato, dai produttori di arredamento alla Gdo, dal real estate ai produttori auto, allargando i confini della competizione”.

Ma se i sistemi IoT rendono la nostra vita più semplice, ci espongono anche a maggiori rischi d’attacco informatico. Molti governi si stanno attrezzando per obbligare i produttori a implementare sistemi di sicurezza che possano permettere ai propri clienti di respingere gli attacchi più comuni (come ad esempio il phishing). Si stima che verranno spesi circa sei miliardi di dollari per l’implementazione di questi nuovi standard di sicurezza. Al tempo stesso, si penseranno nuovi metodi per l’immagazzinamento sicuro dei dati, propendendo in particolare per sistemi che analizzino gli stessi su device particolari nel momento stesso in cui vengono ricevuti, senza rimbalzare gli stessi su cloud server come è stato finora, metodo che rende i dati attaccabili durante l’intero processo di movimentazione. Altro tema caldo è l’eventuale utilizzo da parte dei governi e degli enti preposti alla sicurezza dei dati stessi: molte persone temono che siano i guardiani stessi a poter minacciare la privacy stessa dei cittadini, specialmente nei paesi non democratici.
