Andrea è a Rawfish da cinque anni, e in questo tempo è riuscito a diventare una risorsa fondamentale per l’azienda. Fa parte del team UX, di cui è un po’ il leader informale, ma il suo lavoro è apprezzato da tutti nell’ufficio. Sentiamo cos’ha da dire sulla sua esperienza con noi.
Ciao Andrea, spiegaci un po' meglio qual è il tuo ruolo.
Ufficialmente sono un UX/UI team lead, non so nemmeno io cosa significhi di preciso, ma è quello che scrivono in giro. Scherzi a parte, diciamo che è un ruolo di coordinamento, dove cerco di gestire le risorse del team in maniera analitica per completare i progetti che ci vengono affidati.
Cinque anni fa approdasti a Rawfish, spiegaci che percorso ti ha portato fino a qui.
Ho cominciato con una laurea breve in disegno industriale, al tempo era ancora un percorso agli albori, ma aveva già un approccio analitico che mi affascinava parecchio, e poi, il disegno e la grafica sono sempre stati due mie passioni.
Avevo quindi iniziato subito a lavorare per un’agenzia di pubblicità, dove oltre il mio lavoro di designer mi occupavo anche in parte della gestione del portfolio clienti e qualche ruolo nell’analisi delle loro necessità. Lì conosco anche Alberto con cui adesso lavoro nel team UX, ci siamo praticamente dati il cambio in quell’agenzia. Io avevo deciso di lasciarla perché ero rimasto affascinato dalle possibilità che dava il web, mentre là si era rimasti ad un approccio più classico, e dal mio punto di vista un po’ vetusto. Diciamo che imparare a usare Google Analytics è stato quello che mi ha spinto definitivamente verso il mondo virtuale.
Apro quindi una mia piccola azienda di marketing e comunicazione, e quando progetto la mia prima app, incontro Massimo Giordan, che si occupa dello sviluppo. Cosa chiama cosa, e nel 2016, dopo avere venduto la mia quota di società, decido di buttarmi in questa nuova avventura. Ho cominciato per due anni con partita IVA, ma poi mi hanno proposto un lavoro fisso da dipendente, con un ruolo più operativo, e non mi sono lasciato sfuggire l’occasione.
Cosa ti piace del lavorare qui? Un qualcosa in particolare?
Mi piace un po’ tutto, in fondo, è proprio l’ambiente adatto a me. Ci si può confrontare con la gente senza problemi, è un ambiente aperto dove c’è sempre da crescere ed imparare. Anche se l’azienda non è mia, sento sempre il bisogno di comportarmi come “se lo fosse”, e cercare di migliorare quindi il migliorabile, almeno nel mio team. Cerco di trattenermi dal fare il capo, non è una struttura strettamente gerarchico, e anche a me va bene così. Sicuramente in questi cinque anni sono cresciuto, specie nel campo della progettualità.
Altre cose che apprezzo? La presenza di giovani, che portano energie nuove e dimostrano che a Rawfish c’è voglia d’investire nella gente. E anche la voglia di progettare il tutto secondo le logiche user centered, lavorare concentrati sulle esigenze del cliente specifico, piuttosto che per protocolli, rende il lavoro più interessante e stimolante, un po’ come l’UX che richiede sia una parte creativa, che una più analitica.
Ci puoi raccontare di qualche progetto che segui al momento?
Direi più che posso parlare dello storico dei progetti a cui ho tenuto di più, di quelli correnti, non posso parlare più di tanto.
Sicuramente Whyshare, che è stato un po’ il mio battesimo del fuoco, soprattutto per l’uso dello Sketch. Poi come non citare Sigmood, che è un’app dove ho curato sia il branding che il naming, e quindi sento un po’ come figlia mia. E per quanto riguarda i progetti grossi, direi Mediolanum e Pampers, che sono quelli che ci hanno permesso di crescere come team.