“Esistono centinaia di migliaia di stampe e riproduzioni della Gioconda, ma dal momento che non sono l’originale creato da Leonardo valgono decisamente molto meno. Lo stesso principio si applica agli NFT: puoi copiare e incollare un’immagine o un video ma l’ originale, firmato digitalmente dall’artista, è quello che ha valore”. In queste parole di Danny Chu, CEO della piattaforma di compravendita NFT MakersPlace, possiamo cogliere il senso della rivoluzione che questo nuovo trend sta apportando nel mondo dell’arte digitale. Non conta tanto la qualità o la fruibilità del bene stesso su internet, quanto la soddisfazione di poterne rivendicare la proprietà, come per un qualsiasi altro oggetto di collezionismo più palpabile. Con l’evolversi del mercato, si spera che questo sistema serva anche a proteggere i diritti d’autore e di proprietà delle opere stesse.

NFT Rawfish

NFT, un definizione

Ma cos’è un NFT? L’acronimo sta per Non Fungible Token, ovvero un asset con un valore unico non intercambiabile per un altro dello stesso tipo. L’esempio più classico di bene fungibile è il denaro, infatti la stessa “quantità” di bene, anche se espressa in tagli differenti (ad esempio, due banconote da cinque contro una da dieci) è perfettamente scambiabile, e non ci sarà perdita di valore nella transazione. Al contrario, è impossibile comparare il valore di una figurina dei calciatori con una uguale, ma firmata dal campione in essa rappresentato. Anche se le due figurine sarebbero altrimenti uguali, la firma aumenta il valore nominale di una di esse. Allo stesso modo, non si potrebbero scambiare tra loro in maniera diretta un quadro di Monet e uno di Picasso, anche se di eguale valore, dato lo storico che ognuno di essi si porta dietro. Ogni volta che una di queste opere viene “coniato” (traduzione dall’inglese minted), si crea un blocco d’informazioni che sarà poi quello su cui si baseranno tutte le transazioni future. Tutto può quindi diventare un NFT, se in supporto digitale, dai Jpeg ai tweets (il primo tweet della storia è stato venduto a più di due milioni di dollari). E, come per tutti gli oggetti da collezionismo, non sono le qualità, a decidere cosa sia un NFT, ma le proprietà che qualcuno decide di associarci.

Il mercato degli NFT

A rendere questi beni unici è il processo di tokenizzazione, ovvero la traduzione dei dati in un file hash, una sequenza binaria certificata e garantita dalla tecnologia blockchain, che tramite la registrazione dei dati su numerosi server in tutto il mondo, facilitando la trascrizione di tutte le transazioni di assets all’interno della rete. Una volta registrata la sequenza e creato il token, sarà solo il detentore della licenza relativa a potere fregiarsi del titolo di proprietario dell’opera. Non necessariamente però, il proprietario possiede l’opera stessa, quanto i suoi metadati. Questo fa sì che non possa usufruire dei diritti d’autore o dello sfruttamento commerciale dell’opera stessa. Ad ogni modo, le transazioni sono rese molto più semplici e slegate ora da molti limiti, quali quelli geografici.

Fino a oggi, è stato praticamente impossibile determinare il valore economico di tali asset, ma con la loro sempre maggiore diffusione, con il tempo sono stati creati vari modelli che possono “predire” il valore di un NFT. Uno dei più popolari al momento si basa sull’analisi di tre fattori:


1) caratteristiche visive, analizzate tramite un processo di machine learning che prende in considerazione le caratteristiche fisiche principali, soprattutto per individuare eventuali copie o variazioni minime che possano inficiare il valore dell’originale.

2) precedenti vendite di NFT correlati calcolati sulla storia delle transazioni e a volte anche quella “personale” dell’NFT in questione (per un collezionista, un’opera che è stata già posseduta da un VIP potrebbe acquistare maggior valore a prescindere da quello reale di mercato dello stesso). Si presume che il volume delle precedenti vendite rappresenti fino al 50% del valore di un NFT.

3) la popolarità di acquirenti e venditori, questa calcolata come nel mondo reale, in base allo storico di vendite che caratterizza ciascun soggetto.

Rawfish NFT

Questo sistema presenta però una falla: se i token sono garantiti al 100% e quindi offrono una garanzia certa all’acquirente, purtroppo non è ancora possibile controllare la legittimità della creazione degli stessi, ovvero, c’è il rischio che qualcuno che non sia l’artista stesso possa creare ed immettere nel circuito dei token di opere che non gli appartengono, danneggiando così l’artista che ha prodotto l’opera originale. Un vulnus di non poco conto, se si considera che questa tecnologia è nata tra l’altro per garantire agli artisti una monetizzazione delle loro opere, prima difficile nel mondo di internet, data la grandissima facilità con cui la maggior parte di queste possono venire replicate con dei semplici copia e incolla da chiunque. Il fatto è reso paradossalmente ancora più grave dal fatto che ogni artista ha diritto in questo campo a delle royalties su ogni vendita futura dell’NFT, e che di conseguenza il creatore del token potrebbe usufruire dei guadagni sull’opera pur appunto non avendone alcun diritto.

Rawfish NFT